Carissimi,
riprendiamo il discorso. Francesco di Sales scende un po’ più nel pratico con alcune raccomandazioni sul come fare l’accusa dei peccati: “Non fare accuse generiche, come fanno molti, in modo macchinale, tipo queste: Non ho amato Dio come era mio dovere; Non ho ricevuto i Sacramenti con il rispetto dovuto, e simili. Ti chiarisco il motivo: Ciò dicendo tu non offri alcuna indicazione particolare che possa dare al confessore un’idea dello stato della tua coscienza; tutti i Santi del Paradiso e tutti gli uomini della terra potrebbero dire tranquillamente la stessa cosa. Cerca qual è la ragione specifica dell’accusa, una volta trovata, accusati della mancanza commessa con semplicità e naturalezza.” Infatti è importante che il confessore abbia la possibilità di dare consigli specifici per indicare come curare determinati “malesseri” spirituali; non andiamo dal medico per dire semplicemente “non sto tanto bene”, ma per manifestare un malessere particolare. Il problema è che spesso alcuni rimangono sul vago per vergogna o per timore di essere giudicati. Non è certamente questo il modo per confessarsi bene. La vergogna trasformiamola in pentimento sincero; per quanto riguarda il giudizio, il confessore sa bene, come abbiamo già detto, che non è un giudice, ma il ministro della misericordia di Dio. E se così non fosse, beh…cambiamo confessore. Una particolare attenzione meritano i peccati di omissione: non aver fatto ciò che avremmo potuto o dovuto fare nei confronti del prossimo e di Dio. Per quanto riguarda il prossimo il Salesio scrive: “Se, per esempio, ti accusi di non avere amato il prossimo come avresti dovuto, può darsi che si sia trattato di un povero veramente bisognoso che tu non hai aiutato come avresti potuto o per negligenza, o per durezza di cuore, o per disprezzo; vedi un po’ tu il motivo!” Per quanto concerne il nostro rapporto con il Signore aggiunge: “Similmente non accusarti di non aver pregato Dio con la dovuta devozione; ma specifica se hai avuto delle distrazioni volontarie perché non hai avuto cura di scegliere il luogo, il tempo e il contegno atti a favorire l’attenzione nella preghiera; “Accusati con semplicità di quello in cui trovi di aver mancato, senza ricorrere a quelle espressioni generiche che, nella confessione, non fanno né caldo né freddo.” Ecco un’altra cosa da riscoprire anche nella confessione: la semplicità. Senza fare troppi discorsi complicati esterniamo in modo semplice e chiaro quale sia la situazione nella quale ci troviamo: siamo dei figli che si presentano col fardello della propria miseria umana ad un Padre che sa accogliere, comprendere e perdonare, sempre. Una attenzione particolare va riservata alla frequenza con la quale ci si accosta al sacramento della Riconciliazione. Uno dei precetti della Chiesa dice di “confessarsi almeno una volta all’anno…! Ma questo è il minimo che un cristiano è chiamato a fare e spesso rischia di cadere nel “dimenticatoio”. Francesco ci mette in guardia: “Dì anche se sei rimasto per lungo tempo nel tuo male, perché, in genere, il tempo aggrava il peccato. C’è molta differenza tra la vanità di un momento, che ha occupato il nostro spirito sì e no per un quarto d’ora, e quella nella quale il nostro cuore è rimasto immerso per uno, due o tre giorni!” Sovente quei pochi giorni diventano mesi, se non anni!
Preghiamo
Signore, anche se non ce ne accorgiamo, abbiamo un immenso bisogno di sentirci amati e perdonati. Non permettere che la vergogna, i sensi di colpa, la pigrizia, ci tengano per lungo tempo lontani da Te che sei infinita misericordia e ci aspetti. Amen.
Ed oggi? Fate qualche bel proposito in merito…ma che non resti solo un proposito. Buona giornata,
PG&PGR