Carissimi,
un altro consiglio di San Francesco di Sales per avvicinarci alla vita devota: “Liberarsi dall’affetto alle cose inutili e pericolose”. Tra queste nomina giochi, balli, banchetti feste, spettacoli sottolineando, però, che “in sé non sono cose cattive, ma indifferenti, e possono essere vissute in bene o in male…Il male non è farli, ma affezionarsi”, farle diventare cose alle quali non si riesce a rinunciare. Il pensiero torna indietro di un paio di mesi: quante persone, per non fare qualche rinuncia a pranzi o cenoni con decine di invitati, vacanze e quant’altro hanno favorito l’aggravarsi della situazione pandemica immediatamente dopo le feste natalizie. Certamente Francesco di Sales non pensava a pericolo del Covid, ma quello che dice di seguito può illuminarci: “E’ da insensati seminare nella terra del nostro cuore affetti così vuoti e insulsi: occupano lo spazio destinato ai buoni sentimenti, e impediscono che la linfa della nostra anima nutra buone tendenze.” Fa poi un riferimento agli antichi “nazirei”. Chi erano? Coloro che, per servire meglio il Signore, facevano voto di non bere bevande inebrianti come il vino e, per distinguersi, lasciavano crescere liberamente i capelli. Il più famoso è certamente Sansone (vedi Giudici capitoli 13-16) e forse anche Giovanni Battista. Dice: “Gli antichi Nazirei non solo si astenevano dal vino e da tutto ciò che poteva ubriacarli, ma anche dall’uva, sia matura che acerba, non perché l’uva, magari acerba, ubriachi, ma perché c’era pericolo che mangiando uva acerba venisse la voglia di mangiarne di matura, e mangiandone poi di matura nascesse il desiderio di assaggiare il mosto e bere vino. Non dico che non dobbiamo fare uso di queste cose pericolose, ma insisto che non dobbiamo impegnarvi l’affetto se non vogliamo rovinare la devozione.” Ricorrendo poi ad una similitudine attinta dall’osservazione della fauna montana dell’Alta Savoia aggiunge: “I cervi che hanno messo su troppo grasso, si ritirano in disparte e si nascondono nei cespugli, sapendo che, se per caso dovessero essere attaccati, il grasso non permetterebbe loro di correre agilmente: il cuore dell’uomo, quando si carica di affetti inutili, superflui o pericolosi, non riesce più a correre con prontezza, agilità e facilità dietro al suo Dio, che è il centro della devozione.” Il Nostro così conclude questo capitolo, diciamolo pure, un po’ scomodo: “Ecco perché, cara Filotea, ti dico che bisogna liberarsi da quegli affetti e ti ripeto che, se anche le relative azioni non sono sempre contrarie alla devozione, di sicuro gli affetti a tali azioni le recano sempre danno.”. Crediamo sia utile, comunque, ripetere che alcuni svaghi leciti non sono da considerare contrari alla vita del cristiano; lo diventano quando hanno il sopravvento sulle cose utili e rischiano di schiavizzarci. Purtroppo abbiamo tanti esempi di chi non riesce a liberarsi da tante schiavitù: l’alcol, il gioco, il sesso, e tante altre forme gravi di dipendenza.
Preghiamo:
Signore liberaci dalla futilità che spesso occupa troppo del nostro tempo e delle nostre attenzioni. Facci aprire gli occhi su ciò che effettivamente giova alla nostra crescita spirituale per spendere la nostra vita al Tuo servizio. Amen.
Ed oggi, qualche futilità in meno? Buona giornata,
PG&PGR