30 Marzo 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

chiediamo il permesso a Filotea, per dirvi che ieri alle 12,00 PGR è stato dimesso. E’ un po’ provato, dopo otto giorno di quasi digiuno un po’ dimagrito, ma tutto sommato sta bene. Di questo ringraziamo il Signore e voi tutti per le vostre preghiere che certamente lo hanno sostenuto in questa ulteriore prova. Grazie.

Riprendiamo ora il pensiero di Francesco sulle “aspirazioni, giaculatorie e buoni pensieri” iniziato ieri: “Non c’è creatura che non proclami la lode dell’Amato”. E se questo è vero per l’amore tra le creature, lo è ancor di più per quello tra le creature e il Creatore. Questo  è il traguardo che propone a Filotea e a tutti noi. Cita Sant’Agostino che attingendo alla predicazione di Sant’Antonio Abate (251-356) dice: “Tutto ciò che esiste al mondo parla, magari con un linguaggio muto, del proprio amore; tutte le cose ti incitano a buoni pensieri, da cui vengono, per forza, slanci e aspirazioni a Dio.” Poi si sofferma ad offrirci alcuni esempi tratti dalle biografie di alcuni grandi santi del passato nella convinzione che la loro testimonianza di fede sia valida in ogni periodo. Eccone alcuni: “S. Gregorio, Vescovo di Nazianzo, (329-390)  raccontava al popolo che, mentre un giorno passeggiava lungo la riva del mare, guardava le onde che, giungendo sulla spiaggia, lasciavano conchiglie e chiocciolette, ciuffi d’erba, ostriche e altri rifiuti che il mare rigettava, si potrebbe quasi dire, sputava sulla spiaggia; poi, ritornava con altre onde, riprendeva e inghiottiva di nuovo una parte del tutto. Gli scogli invece rimanevano ben saldi, nonostante che le onde li investissero con violenza. E fece questa riflessione: i deboli, come conchiglie, chiocciole e ciuffi d’erba si lasciano trascinare un momento nell’afflizione, un altro nella gioia, in balia delle onde della sorte; ma la gente che ha coraggio, rimane salda e immobile in mezzo a qualsiasi bufera. Da questo pensiero passava allo slancio di Davide: Signore, salvami, perché le acque sono penetrate fino in fondo all’anima; Signore, salvami dalle acque profonde; sono trascinato in fondo al mare, la tempesta mi fa affondare. Era un momento in cui era nella sofferenza, perché Massimo (probabilmente un vescovo “arrivista” – n.d.r.) aveva iniziato i suoi maneggi per usurpargli la Diocesi.” Riporta poi una considerazione di San Fulgenzio di Ruspe (468-533) che, colpito dal fasto dei nobili romani esclama: “O Dio, quanto deve essere bella la Gerusalemme celeste se è tanto solenne la Roma terrestre! Se a coloro che amano la vanità in questo mondo è concesso tanto splendore, quale deve essere nell’altro mondo la gloria riservata agli amanti della verità!” Facendo poi menzione del grande filosofo e teologo Sant’Anselmo di Canterbury (1034-1109) che, essendo nato ad Aosta, il Salesio definisce “onore delle nostre montagne”, dice “Era eccezionale nel saper ricavare buoni pensieri: un leprotto, inseguito dai cani, si rifugiò sotto il cavallo del santo Vescovo, che, per caso, passava da quelle parti, per cercare protezione contro la morte che lo minacciava. I cani tutt’intorno abbaiavano, ma non avevano il coraggio di violare l’immunità cui la loro preda si era affidata; tutto il seguito scoppiò a ridere a quella scena. Ma non il grande Anselmo che, sospirando e con le lacrime agli occhi disse: Voi ridete, ma non ride la povera bestiola; i nemici dell’anima, perduta nel labirinto di molti peccati, l’aspettano al passaggio della morte per rapirla e sbranarla, ed essa, spaventata, cerca ovunque rifugio e protezione”. Questo ci dovrebbe far riflettere sulle insidie che il Maligno mette sempre sulla nostra strada…Ma il Signore è il nostro rifugio e la nostra forza. Torna poi a citare Sant’Antonio Abate che, destinatario di una lettera dell’imperatore Costantino e,  constatata la meraviglia dei suoi monaci, disse: “Perché vi meravigliate che un Re scriva ad un uomo? Ammirate piuttosto che Dio eterno abbia scritto la sua legge ai mortali, anzi, abbia loro parlato direttamente per mezzo del Figlio!”. Continua poi con due episodi tratti, presumibilmente, dai “Fioretti” di San Francesco di Assisi:“S. Francesco, vedendo una pecora, tutta sola in mezzo ad un gregge di capre, disse al suo compagno: Guarda com’è dolce quella pecora in mezzo a quelle capre; così era Nostro Signore, dolce e umile in mezzo ai Farisei! Un’altra volta, vedendo un agnello sbranato da un maiale piangendo esclamò: Piccolo agnellino, quanto mi ricordi la morte del mio Salvatore.”

Scusate per la lunghezza, ma sono esempi talmente ricchi di significato che non potevamo non citare per intero e siamo certi che ci aiuteranno a meditare un po’ di più in questi giorni santi. Ce ne sono anche altri, ma li riserviamo per domani.

Preghiamo

Signore, nei momenti di angoscia, facci sentire maggiormente la Tua vicinanza, il Tuo conforto, il Tuo amore e insegnaci a riporre solo in Te le nostre speranze. Amen.

Oggi possiamo riprendere qualche pensiero di quei maestri di fede di cui sopra. Buona giornata,

PG&PGR