Carissimi,
ieri, domenica, era il terzo giorno del terzo decennio del terzo millennio…! Il numero tre, lo sappiamo, indica spesso la perfezione come insegnava la scuola pitagorica, già nel I° secolo. Ma anche nella Bibbia questo numero ritorna spesso, tanto nell’Antico quanto nel Nuovo testamento. Alcuni esempi: sono tre i figli di Noè, capostipiti dei popoli, tre i giorni trascorsi da Giona nel ventre del pesce, tre le parti principali del Tempio, tre gli apostoli che accompagnano Gesù nei momenti particolari e i giorni che intercorrono tra la Sua morte e la Risurrezione. Sono tre le virtù teologali e tre le persone della Santissima Trinità. E potremmo citarne altri. Ma al di là delle considerazioni che possono essere fatte su questo numero, quello che oggi ci preme è riflettere sulla “perfezione cristiana”. San Francesco di Sales, nella Filotea, dice: “La vera e viva devozione, Filotea, esige l’amore di Dio, anzi non è altro che un vero amore di Dio; non un amore genericamente inteso. Infatti l’amore di Dio si chiama grazia in quanto abbellisce l’anima, perché ci rende accetti alla divina Maestà; si chiama carità, in quanto ci dà la forza di agire bene; quando poi è giunta ad un tale livello di perfezione, per cui, non soltanto ci dà la forza di agire bene, ma ci spinge ad operare con cura, spesso e con prontezza, allora si chiama devozione”. Ma come si deve mirare alla perfezione e alla vera “devozione”? Nella sua vita Francesco ha sempre mirato a questa mettendo al primo posto l’umiltà. Un esempio, tra i tanti: gli A.S. narrano che “il 3 gennaio 1602 San Francesco di Sales, nominato già coadiutore di Monsignor Vescovo di Ginevra (de Granier, n.d.r.), col titolo di Nicopoli, partì per Parigi, allo scopo di ottenere il ristabilimento della religione cattolica nel paese di Gex. Per dare più importanza alla sua missione, i suoi amici volevano che prima di partire si facesse consacrare e rivestisse gli abiti vescovili; ma il Santo umilmente rispose: “Mentre Dio ci lascerà in vita Mons. De Granier, io non cambierò posto nella Chiesa, né il colore dei miei abiti”. E Dio, che ama gli umili, benedisse i disegni dell’umilissimo Francesco che, contro ogni speranza, ottenne dal Re gran parte di quel che domandava in favore della religione cattolica”.
Anche per noi la ricerca della perfezione attraverso l’umiltà dovrebbe essere una priorità perché impegno nella vita cristiana e superbia non possono coesistere essendo quest’ultima annoverata tra i vizi capitali. Dunque, alla scuola di Francesco e di tanti altri che lo hanno preceduto e seguito, “alleniamoci” a vivere umilmente ricordandoci che tutto ciò che siamo è dono gratuito di Dio.
Preghiamo
Signore dacci il dono dell’umiltà; insegnaci a non considerare gli altri inferiori a noi, a non aspirare a cose troppo alte, ma a piegarci a quelle umili. Aiutaci a non vedere nell’altro un avversario da superare, ma un fratello da amare. Amen.
Con un po’ di impegno, cerchiamo oggi di trovare il modo per compiere un gesto di umiltà. Sarebbe veramente bello iniziare il nuovo anno in questo modo. Buona giornata,
PG&PGR