Carissimi,
nel penultimo capoverso della Prefazione alla Filotea, San Francesco di Sales scrive: “Lettore e amico che mi leggi, sono convinto che, proprio perché sono Vescovo, Dio vuole che dipinga sul cuore dei fedeli non soltanto le virtù comuni, ma anche la carissima e amata devozione; da parte mia vi pongo mano volentieri, sia per obbedire e compiere il mio dovere, sia perché nutro la speranza che, imprimendola nelle anime degli altri, anche la mia si troverà a doverla amare”. La “devozione”…Ma cosa è in definitiva? Non parliamo delle piccole devozioni personali che qualcuno, spesso in modo improprio, si impone. La vera devozione, termine che oggi è caduto un po’ in disuso, nel pensiero del Salesio è tutto ciò che riguarda, coinvolge e anima la nostra vita di fede: preghiera personale e comunitaria, testimonianza, vita sacramentale, carità, umiltà, perdono. Oggi potremmo aggiungere l’approfondimento della Parola di Dio che, insieme all’Eucarestia, rimane il caposaldo del nostro sentirci ed essere veramente cristiani. Gesù ha detto: senza di me non potete fare nulla. Francesco di Sales stesso, proprio all’inizio di questa opera, sente il bisogno di chiarire che cosa intende usando l’espressione “vera devozione”. Dice: Mia cara Filotea, tu vorresti giungere alla devozione perché sai bene, come cristiana, quanto questa virtù sia accetta a Dio; ma…è necessario, prima di tutto, che tu sappia che cos’è la virtù della devozione. Di vera ce n’è una sola, ma di false e vane ce ne sono tante; e se non sai distinguere la vera, puoi cadere in errore e perdere tempo correndo dietro a qualche devozione assurda e superstiziosa”. E porta degli esempi concreti asserendo che molti, cadendo in errore, si creano delle devozioni secondo le proprie tendenze e la propria immaginazione: “Chi si consacra al digiuno, penserà di essere devoto perché non mangia, mentre ha il cuore pieno di rancore; e mentre non se la sente di bagnare la lingua nel vino e neppure nell’acqua, per amore della sobrietà, non avrà alcun scrupolo nel tuffarla nel sangue del prossimo con la maldicenza e la calunnia. Un altro penserà di essere devoto perché biascica tutto il giorno una filza interminabile di preghiere; e non darà peso alle parole cattive, arroganti e ingiuriose che la sua lingua rifilerà, per il resto della giornata, a domestici e vicini. Qualche altro metterà mano volentieri al portafoglio per fare l’elemosina ai poveri, ma non riuscirà a cavare un briciolo di dolcezza dal cuore per perdonare i nemici; ci sarà poi l’altro che perdonerà i nemici, ma di pagare i debiti non gli passerà nemmeno per la testa; ci vorrà il tribunale. Tutta questa brava gente, dall’opinione comune è considerata devota, ma non lo è per niente”. Ma allora, in definitiva, come si concretizza la vera devozione?…Ve lo chiariremo meglio domani…portate pazienza.
Preghiamo
Signore, se ci guardiamo dentro, fino in fondo, ci rendiamo conto che abbiamo ancora tanta strada da fare, tanti sentieri da raddrizzare, tante valli da colmare; illumina la nostra mente, addolcisci il nostro cuore, rafforza la nostra speranza, sostieni il nostro impegno, e non abbandonarci alla tentazione di dire “non ce la faccio”. Amen.
Che fare oggi concretamente? Rileggete quanto scritto sopra…Qualche cosa vi verrà in mente senz’altro. Buona giornata,
PG&PGR