Carissimi,
San Francesco di Sales, nei suoi foglietti destinati agli abitanti dello Chablais per confutare le tesi dei Calvinisti, continua la sua difesa della fede Cattolica asserendo che i “ministri” hanno violato tanto l’autorità dei Concili, quanto quella dei Padri della Chiesa. Come sempre, per brevità cerchiamo di riassumere. Per quanto riguarda il primo punto asserisce che un vero Concilio deve seguire “le tracce di quello che gli Apostoli tennero a Gerusalemme”. Gli Atti degli Apostoli attestano, come abbiamo visto a suo tempo, che gli Apostoli e gli anziani si radunarono per discutere sulla necessità o meno di circoncidere i “pagani” che erano diventati credenti (cfr. At 15,6). Dunque, l’autorità di stabilire delle norme spetta a coloro che hanno la responsabilità della Chiesa. La storia, comunque, ci dice che alcuni concili furono convocati dagli imperatori senza il consenso della Santa Sede; a questa indebita intromissione del potere politico nel governo della Chiesa, il Nostro si oppone con le parole di Sant’Atanasio rivolte all’imperatore Costanzo: “A te Dio ha affidato l’impero, a noi ha affidato ciò che riguarda la Chiesa”. Sulla questione della “presidenza” di quel primo Concilio dice chiaramente: “Se prendiamo in esame chi lo presiedette, troveremo che fu San Pietro, che fu anche il primo ad esprimere il proprio parere…questo perché era lui, il pastore principale… ed era colui che aveva la responsabilità di tutto il resto…E così, in seguito, il successore di San Pietro, Vescovo di Roma, ha sempre presieduto i Concili per mezzo dei suoi legati”.
Per quanto riguarda il secondo punto riguardante i Padri della Chiesa dice, rivolgendosi ai “ministri”: “Calvino e Beza ammettono che la Chiesa rimase pura per i primi seicento anni, guardiamo un po’ se la vostra chiesa ha la fede e la dottrina di quella…Voi dite di aver riformato la vostra chiesa sulla traccia dell’antica Chiesa; noi lo neghiamo e prendiamo a testimoni coloro che l’hanno vista, che l’hanno conservata, che l’hanno governata” riferendosi chiaramente ai Padri della Chiesa e ai testimoni della fede. E conclude questo articolo con la difesa di ciò che è più caro alla fede cattolica, la celebrazione dell’Eucarestia che perpetua il sacrificio di Gesù Cristo: “Voi dite che, secondo la Scrittura, bisogna abolire la santa Messa; tutti gli antichi Padri lo negano; a chi crederemo, a quell’antico esercito di Vescovi e di Martiri, oppure a questa banda di nuovi arrivati?…Ora, chi non vede al primo sguardo che è una impudenza intollerabile negare la fiducia a miriadi di Martiri, Confessori, Dottori che ci hanno preceduto? E se la fede di quell’antica Chiesa ci deve servire di Norma per credere con certezza, non potremmo trovare questa Norma meglio espressa che negli scritti e nelle testimonianze di quei Santi e celebri antenati”. Ci viene in mente la testimonianza dei 49 martiri di Abitina, una città della provincia romana d’Africa che nel 304 d.C. furono condannati a morte per aver celebrato il culto eucaristico domenicale: “Sine dominico non possumus” (Non possiamo vivere senza celebrare il Giorno del Signore), fu la loro decisa risposta.
Preghiamo
Signore, dacci sempre la forza di testimoniare la nostra fede. Le lusinghe del mondo sono tante e appetibili, ma si dimostrano sempre più vane ed ingannevoli. Illumina il nostro cammino nel mondo con la luce e la forza del Tuo Santo Spirito. Amen
Impegniamoci, nel limite del possibile e delle disposizioni dettate dalle autorità per contrastare la pandemia, a partecipare con maggior sollecitudine alla celebrazione Eucaristica domenicale. Buona giornata,
PG&PGR