Carissimi,
lasciamo in “attesa” le Controversie e soffermiamoci, ancora una volta (poi capirete il perché), su ciò che caratterizza la figura e l’operato di San Francesco di Sales come uomo, come prete e come vescovo. Lo abbiamo già detto e scritto più volte e la stessa cosa hanno fatto molti altri, più “dotti” di noi: le caratteristiche principali del Santo vescovo sono la dolcezza, la mansuetudine, la misericordia, l’accoglienza dell’altro, che non vanno assolutamente confuse col sentimentalismo, il buonismo o altri atteggiamenti simili. A questo proposito don Gianni Ghiglione, un salesiano di Don Bosco studioso della spiritualità salesiana, in un suo testo ha scritto: “La dolcezza salesiana è un’altra cosa: più che di una virtù o di un atteggiamento, potremmo parlare di un grappolo di virtù e di atteggiamenti: nasce indubbiamente da una profonda e solida carità ed esige un attento controllo delle proprie risorse emotive e affettive; si esprime in un carattere di umore sereno costante, segno di una persona dall’umanità ricca e affascinante; richiede capacità di empatia e di dialogo e crea un’atmosfera serena, priva di tensioni e di conflittualità. Là dove queste si presentano, le stempera e sa attendere che queste si allentino. Evita modi bruschi, severi o autoritari. Non per questo scende a compromessi o abbassa il livello di esigenza che una determinata situazione richiede, ma lo persegue con umiltà e con pazienza, unita a coraggio e tenacia Quando poi ci sono in gioco valori importanti, la dolcezza salesiana assume i caratteri della fermezza e dell’intransigenza.” E questa fermezza, soprattutto nelle Controversie, è evidente. Ma cosa portava quest’uomo ad agire in modo così amabile? La sua natura? Affatto! Francesco di Sales aveva un carattere, forte, deciso, tenace. Leggiamo sugli A.S. ciò che avvenne il 29 gennaio 1622, dopo circa 24 ore dalla sua morte, quando il suo corpo venne preparato per l’imbalsamazione, procedura usuale per il corpo di personaggi importanti soprattutto se dovevano essere trasportati in un altro luogo per la sepoltura. Tralasciamo alcuni particolari…un po’ troppo crudi: “Fu rinvenuta la vescica del fiele disseccata e l’umore bilioso convertito in trecento pietruzze della grossezza di un cece, disposte l’una dopo l’altra quasi a modo di rosario. Questo fatto venne, dai medici, attribuito alla violenza con cui il santo Vescovo aveva sempre in vita sua rintuzzata la collera. Divenne così noto a tutti come quella costante mansuetudine, quella dolcezza conquistatrice, tanto in lui ammirata, lungi dall’essergli connaturale, era frutto di una ben dura e virtuosa conquista”. Questo dovrebbe insegnarci che il nostro carattere, anche se “focoso”, può essere dominato dalla nostra volontà.
Preghiamo
Signore, anche nei momenti difficili della vita, anche nei rapporti con persone particolarmente sgradevoli, anche quando il nostro “io” si ribella, facci il dono della mansuetudine, della calma, della tolleranza. Francesco di Sales sia il nostro modello. Amen.
Proviamo oggi ad essere “dolci” anche con chi dolce non è ricordandoci che una delle frasi famose attribuite a Francesco di Sales è: “si prendono più mosche con una goccia di miele che con un barile di aceto”. Buona giornata,
PG&PGR