8 ottobre 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

vi siete mai chiesti che cosa è l’indifferenza? Nell’uso comune questo termine indica il comportamento biasimevole di chi, in una determinata circostanza o per abitudine, non mostra interessamento, simpatia, partecipazione affettiva, turbamento o altre emozioni. Completamente diverso è il significato dello stesso termine nel campo teologico dell’ascesi che lo definisce come lo stato, necessario al conseguimento della vita perfetta, in cui si rinuncia ad ogni scelta finché non si conosce la volontà di Dio per uniformarsi completamente ad essa. Uno stesso termine con due significati completamente differenti. Francesco di Sales, nel TAD, parla di questa “santa indifferenza” dicendo: “Il cuore indifferente è come un blocco di cera nelle mani di Dio, e riceve tutte le forme del beneplacito eterno; un cuore che non ha scelte, disposto egualmente a tutto, senza nessun altro oggetto per la propria volontà che la volontà di Dio”. E si spinge a dire che questa santa indifferenza, cioè questa volontà di adeguare la propria esistenza alla volontà di Dio, può e deve essere praticata “in ciò che riguarda la vita naturale, come la salute, la malattia, la bellezza, la bruttezza, la debolezza, la forza; negli aspetti della vita civile, per quanto concerne gli onori, i ceti, le ricchezze; nelle varie situazioni della vita spirituale, come aridità, consolazioni, piaceri; nelle azioni, nelle sofferenze, in conclusione, in ogni circostanza”. Non vi sembra strano? Tra le situazioni della vita spirituale, il Salesio inserisce anche “l’aridità”! Non c’è da meravigliarsi; spesso, anche coloro che cercano di vivere al meglio, con tutte le loro forze, il proprio rapporto con Dio, provano momenti di inquietitudine, di confusione, di abbattimento che portano a dire: “Non ce sto a capi’ più gnente!”. Questa è l’aridità spirituale di cui egli parla. E non vi stupite se vi diciamo che tanti grandi santi hanno attraversato momenti simili. Ne citiamo solo alcuni: San Francesco d’Assisi, Santa Teresa d’Avila, san Pio da Pietrelcina, Santa Teresa di Calcutta, e tanti altri. San Giovanni della Croce arriva a dare un nome a questi stati d’animo chiamandoli “la notte oscura dell’anima”. Oscurità dalla quale, se ci si affida alla volontà di Dio, si risale la china pronti a rinascere e “partire” di nuovo. Questo è uno dei tanti misteri di Dio che Francesco ci invita ad accogliere serenamente anche se non riusciamo a capirli. Una delle sue belle espressioni: “O Dio, come saresti piccolo se la mia mente potesse comprenderti”.

Preghiamo:

Signore tu sei grande, sei un Dio misterioso, un Dio “geloso”, ma sei soprattutto un Padre amoroso che ama tutti i suoi figli e per loro vuole sempre il meglio. Insegnaci a seguire la via della “santa indifferenza” per compiere sempre e dovunque la tua santa volontà. Amen.

L’augurio che oggi facciamo ad ognuno è quello di non forzare la volontà di Dio secondo i nostri desideri, ma lasciarci guidare da Lui. Buona giornata a tutti,

PG&PGR

Notizie da PGR
Nulla di nuovo sotto il sole. La convalescenza continua. Direi che sta abbastanza bene e l’appetito non gli manca…Sarà merito del cuoco o la reazione al “rancio” ospedaliero? Comunque è un buon segno. PG