Carissimi tutti,
l’altro ieri abbiamo parlato, seppur brevemente, dell’Eucarestia e di quello che Essa rappresenta per noi cristiani cattolici: il corpo e il sangue di Cristo che danno la vera vita e ci aiutano a vivere in comunione con Lui e i fratelli. Non possiamo, però, tralasciare ciò che che la teologia sacramentaria dice a proposito della confessione, il sacramento che, attraverso l’accusa e il perdono dei peccati ci dà la possibilità di accostarci all’Eucarestia in modo “degno”. Sì, lo sappiamo, ne abbiamo già parlato in un messaggio precedente. Ma, come dicevano gli antichi “repetita iuvant” e cioè “le cose ripetute aiutano”. Non dobbiamo dimenticare l’ammonizione di San Paolo che leggiamo nella Prima lettera ai Corinzi (11,27.29): “Chiunque in modo indegno mangia il pane e beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e sangue del Signore…mangia e beve la sua condanna”. Parole certamente forti, ma che ci danno la misura dell’importanza del sacramento del Perdono. Il nostro Francesco di Sales, nella Filotea, dice: “Il nostro Salvatore ha lasciato alla sua Chiesa il sacramento della Penitenza o Confessione perché potessimo purificarci dalle nostre iniquità, per numerose che siano, tutte le volte che ci infanghiamo…Non tollerare mai per lungo tempo che il tuo cuore rimanga contagiato dal peccato, disponendo tu di un rimedio sempre pronto e facile da applicare…L’anima che ha acconsentito al peccato deve avere orrore di se stessa e ripulirsi immediatamente…Perché vogliamo lasciarci morire spiritualmente quando abbiamo a disposizione un rimedio così sicuro?”. Ma questo suggerimento del Salesio, e di tanti altri maestri nella fede, ai nostri giorni, sembra essere andato “fuori moda”. Col trascorrere dei secoli siamo passati dal “tutto è peccato” al “nulla è peccato” . Tanti anni fa, un nostro professore di Teologia morale, a questo proposito, diceva che il sacramento della Confessione sembra essere rimasto valido solo per i preti e pochissimi altri. E aveva ragione! La mentalità relativistica (quella del “secondo me”) che ormai la fa da padrona nel mondo, spesso ci impedisce di leggere nel profondo del nostro cuore autogiustificandoci pensando che “così fanno tutti” oppure “ma in fondo che male c’è?”. In proposito al modo in cui confessarsi, il Salesio continua: “Non fare accuse generiche, come fanno molti, in modo macchinale, tipo queste: ‘non ho amato Dio come era mio dovere…Ciò dicendo tu non offri alcuna indicazione particolare che possa dare al confessore un’idea dello stato della tua coscienza; tutti i Santi del Paradiso e tutti gli uomini della terra potrebbero dire tranquillamente la stessa cosa. Cerca qual è la ragione specifica dell’accusa, una volta trovata, accusati della mancanza commessa con semplicità e naturalezza”. E potremo aggiungere senza timore di venire giudicati. Il sacerdote non è lì per dare dei giudizi, ma per essere il ministro della misericordia di Dio che ha mandato il Figlio nel mondo non per giudicarlo, ma perché esso si salvi per mezzo di lui (Cfr: Gv 3,17).
Riscopriamo dunque l’importanza di questo sacramento: è un dono di Dio che non può essere messo in un cassetto e tirato fuori solo “una volta all’anno” (quando va bene!).
Preghiamo:
Signore concedici una retta coscienza che ci aiuti a leggere nel profondo del nostro cuore, a riconoscere le nostre mancanze di amore, i nostri egoismi, il nostro peccato. Facci riscoprire la grandezza del tuo amore che, per mezzo del sacramento del Perdono e della tua misericordia, ci riconcilia con te e con i fratelli. Amen.
PG&PGR
Bolletino medico di PGR (pomeriggio)
Ieri ho potuto vedere PGR solo di sfuggita. I reparti dell’Umberto I, come quelli di tanti altri ospedali, a causa dell’aumento di casi di Covid nel Lazio, hanno limitato al minimo, per prudenza, l’accesso alle visite. Speriamo che la TAC alla quale è stato sottoposto nel tardo pomeriggio, dia dei risultati rassicuranti e possa essere presto dimesso. Preghiamo il Signore per PGR e perché questa piaga che affligge tutta l’umanità cessi presto. PG