Carissimi tutti,
oggi ricorre la Festa liturgica di San Bartolomeo Apostolo che Giovanni, nel suo Vangelo, chiama Natanaele. Originario di Cana di Galilea, viene presentato a Gesù da Filippo. Non si sa molto di questo apostolo se non quanto che è narrato nei Vangeli. In un primo momento si mostra titubante e sospettoso nei confronti di Gesù, quando viene a sapere che proviene da Nazaret. Ma dopo un breve colloquio, al termine del quale l’apostolo esclamerà “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele”, entrerà a far parte del numero dei Dodici (cfr. Gv 1,45-50). Alcuni studiosi sono propensi nel dire che Natanaele-Bartolomeo fosse uno scriba, uno studioso della Legge sinceramente in ricerca della Verità. La tradizione lo vuole annunciatore del Vangelo in varie regioni del medio-oriente e, forse, anche in India. Non si è certi del luogo del suo martirio avvenuto, sempre secondo la tradizione, per scuoiamento.
In una lettera Francesco di Sales scrive: “E’ strano constatare come la nostra natura non voglia nulla che punga. Tuttavia la ripugnanza che si sente al patire non è, a parer mio, indizio di mancanza, di generosità. Se potessimo persuaderci che, scorticati come San Bartolomeo, Dio ci amerebbe un poco di più di quanto ci ama, io penso che ci lasceremmo scorticare, non senza ripugnanza, ma a dispetto della stessa nostra ripugnanza. Approverei dunque che qualche volta, per prova, cercassimo di vincere noi stessi con un po’ di violenza per amore di Dio, perché non resistendo mai alle nostre ripugnanze, si diventa sempre più delicati”. Certo, è un discorso che ci fa pensare: “vincere noi stessi con un po’ di violenza per amore di Dio”. Evidentemente il Salesio non si riferisce alla violenza fisica, non invita alla auto-fustigazione o a penitenze insopportabili, ma al combattimento del nostro spirito contro lo spirito del male che, in tanti modi, fa “capoccella” nel nostro quotidiano. Quelle che lui chiama ripugnanze sono tutte quelle prove, piccole o meno, che la vita ci mette davanti e che dobbiamo imparare ad affrontare, Facciamo una considerazione: quando noi che non siamo più “giovincelli” eravamo bambini, avevamo una salute più resistente che non i bambini di oggi. Non vogliamo entrare nel merito di questioni mediche di cui non siamo esperti, ma una vita trascorsa maggiormente all’aperto, ci aiutava in questo. In modo particolare coloro che crescevano in campagna, o in zone di montagna, erano più “forti” di coloro cresciuti in mezzo al cemento delle città. Le, a volte, esagerate attenzioni di tanti genitori nei confronti dei figli, li rendono più delicati. Allo stesso modo le difficoltà, se affrontate nel modo giusto, ci rendono meno vulnerabili a tanti “malanni” spirituali.
Preghiamo:
Signore, aiutaci nelle prove che la vita pone sul nostro cammino o su quello dei nostri cari e dei nostri amici. Sii tu il “vaccino” che ci libera dai mali dell’anima e rende il nostro spirito debole e pigro nella lotta contro ogni tipo di male. Amen.
Facciamoci dunque “vaccinare” dall’amore di Dio e buona giornata a tutti,
PG&PGR