17 agosto 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti,

QUARTA PARTE

La povertà e la miseria  sono all’ordine del giorno, soprattutto quando sopraggiungono pestilenze e carestie terribili come quelle del 1619 e del 1629-1630…e del 2020!). E Giovanna fa anche esperienza di questo flagello chiamato “peste” che verso la fine del 1618 si abbatté su Francia, Savoia e Piemonte. Anche ad Annecy la peste arriva dopo la Pasqua del 1629 e Giovanna è nuovamente eletta superiora del Monastero. Nonostante le numerose pressioni a lasciare la città, rimane al suo posto e organizza la carità senza tirarsi indietro di fronte al pericolo, Esorta le consorelle a pregare per ottenere la grazia della liberazione dall’epidemia e fa preparare ogni giorno pasti per i poveri e i malati. Il denaro che riceve da persone facoltose e dagli altri monasteri si trasforma in grano, in cibo, in vestiti per quanti vengono a bussare alla porta. Il suo esempio stimola ecclesiastici e laici importanti ad avere coraggio e a non abbandonare il campo: lei, con la sua ingegnosità e la sua generosità è la donna forte in prima fila con uno zelo missionario impressionante. Finalmente il morbo si allontana e si può riprendere il lavoro ordinario che per Giovanna consiste nel guidare la sua comunità e al tempo stesso provvedere alla fondazione di nuovi monasteri. Nel decennio 1630-1640 nascono monasteri in sedici città della Francia, tra le quali Troyes (dove circa 250 anni dopo nasceranno gli Oblati di San Francesco di Sales) e arrivano richieste da Svizzera, Germania, Polonia, Piemonte, Canada. L’ultimo monastero fondato da Santa Giovanna, nel 1638, è quello di Torino. La sua grande preoccupazione, in questa enorme espansione dell’Ordine, è quella di salvaguardare la qualità dello spirito religioso; moltiplica i contatti epistolari con le suore, visita i monasteri con viaggi lunghi ed estenuanti che durano mesi e mesi. Negli anni precedenti alcuni lutti familiari avevano colpito le famiglie de Chantal e de Sales: nel 1617, Bernardo, Barone di Thorens e fratello di Francesco, che aveva sposato Maria Amata, figlia della Chantal, muore di febbre pestilenziale lasciando la moglie incinta; dopo alcuni mesi ella partorisce, ma il bimbo muore quasi subito e di lì a poco muore anche lei. Un dolore grande per Giovanna che resta pur sempre la mamma dei suoi figli con una tenerezza e una vicinanza incomparabili. L’essere diventata monaca Visitandina non ha spento o diminuito il suo senso materno.

Un grandissimo dolore è dato dalla morte di Francesco di Sales, il suo “caro e amato Padre”. Dopo tre anni di lontananza, riesce ad avere con lui un colloquio a Parigi dove si trovano per ragioni diverse: è l’ultimo incontro perché Francesco, sulla via del ritorno verso Annecy, muore nel monastero di Lione il 28 dicembre 1622. Fu la stessa Giovanna a provvedere alla tomba di Francesco che venne posta sotto l’altare del primo monastero di Annecy (oggi si chiama chiesa di San Francesco di Sales) e a iniziare la raccolta di testimonianze preziose che confluiranno poi nei processi indetti per la beatificazione e canonizzazione del Fondatore. Inoltre scriverà un “Memoriale” stupendo su Francesco di Sales  offrirà ricordi unici sul pensiero e sull’azione del santo Vescovo. Altri lutti in casa de Chantal: nel 1627, mentre combatte contro l’Inghilterra, muore il figlio Celso Benigno che era sempre stato l’orgoglio e il tormento di sua madre; nel maggio del 1641 muore il fratello, Andrea Frémyot, arcivescovo di Bourges, che aveva invitato Francesco di Sales a predicare la Quaresima a Digione dove per la prima volta si era incontrato con la baronessa de Chantal.

Preghiamo con le parole di Giovanna:

Essere perduti in Dio non significa altro che essere assolutamente e completamente consegnati nelle mani della sua divina e sovrana Provvidenza. Dobbiamo puntare a questa grazia, perdendoci e riperdendoci incessantemente nella sua infinita grandezza. Amen

Con l’augurio di “perderci” in Dio, buona giornata a tutti,

PG&PGR