Carissimi tutti,
spesso, in questi nostri “incontri”, ci è capitato di parlare della santità che si esercita negli atti semplici ed umili. Dice il Salesio: “I piccoli atti di semplicità, di “abiezione”, di umiliazione, nei quali i grandi santi si sono tanto compiaciuti per nascondersi e mettersi al riparo contro la vanagloria…, sono stati trovati più accetti a Dio delle grandi e illustri imprese di molti altri compiute con poca carità e devozione” (TAD). Ma ci sono anche opere grandi, durevoli nel tempo, compiute da tanti santi con la stessa semplicità, carità e devozione. E’ il caso di Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù (Gesuiti), di cui oggi la chiesa fa memoria. Ignazio (Inigo) nasce a Loyola nel 1491. Rimasto orfano viene inviato dal fratello maggiore presso la famiglia del ministro delle Finanze del re Ferdinando detto il Cattolico, dove riceve un’educazione religiosa e, soprattutto cavalleresca, vivendo la vita agiata della corte…con tutto quello che questa può comportare. Le vicende politiche e belliche tra Spagna e Francia lo portano a partecipare alla Battaglia di Pamplona dove rimane gravemente ferito ad una gamba (zoppicherà per tutta la vita). Operato più volte, durante la convalescenza che lo costringe all’immobilità per molti mesi, si dedica alla lettura, ma gli unici libri che gli vengono dati sono la “Vita di Cristo” e altri libri sulla vita dei santi. Attraverso quelle letture trova la sua vera strada. Nel 1534, insieme a sei compagni, fonda la “Compagnia di Gesù”. Muore nel 1556 e viene canonizzato nel 1622, qualche mese prima della morte di Francesco. Nel 1958, Jorge Mario Bergoglio, un giovane argentino di origine italiana, entrerà nella Compagnia di Gesù, all’età di 22 anni. Il 13 marzo 2013 diventerà il 266° successore di San Pietro col nome di Francesco.
Il Salesio è molto legato a Sant’Ignazio per avere compiuto i suoi primi studi presso il collegio di Clermont, a Parigi, diretto dai gesuiti. Nelle Esortazioni, facendo riferimento ad uno dei biografi del Loyola e suo segretario, Pedro de Ribadeneyra dice: “Leggevo ieri nella Vita del beato Ignazio, fondatore dei Gesuiti, che un giorno Dio gli svelò il mistero della ineffabile e adorabile Trinità, e da quella visione venne tanta chiarezza e tanta luce al suo intelletto, che in seguito ne parlava in modo molto elevato, più di quanto si possa intendere…E se quel santo ricevette tanta consolazione per mezzo di quella visione, come pensate debba essere quella dei beati nella chiara visione di quel mistero ineffabile?” Sinceramente non sappiamo quanto questa divina rivelazione abbia influito sulla vita di questo santo, ma una cosa è certa: Inigo, se dopo una giovinezza dedicata alla vita di corte e alle imprese militari, se dopo quella provvidenziale ferita alla gamba che lo ha portato a rivedere la propria vita e a confrontarla con quella di Nostro Signore e dei Santi, non avesse avuto l’umiltà di rinunciare alla vanagloria del mondo, non sarebbe mai diventato Ignazio.
Preghiamo con le parole dello stesso Sant’Ignazio: Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; Tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo la tua volontà; dammi solo il tuo amore e la tua grazia; e questo mi basta. Amen.
Oggi facciamo una preghiera particolare per uno speciale figlio di Sant’Ignazio: Papa Francesco. Buona giornata a tutti.
PG&PGR