6 giugno 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti,

il brano che oggi ci accompagna e ci aiuta a riflettere sull’INTERPRETARE il disegno di Dio, è l’incontro di Mosè con il Signore che gli parla dal “roveto ardente” (Esodo 3,1-21). Da questo incontro inizierà, per lui, il cammino nel quale imparerà ad interpretare, in maniera nuova, se stesso e la storia del suo Popolo; egli sperimenterà una nuova identità, non “costruita” da sé, ma donata e ricevuta dalle mani di Dio.

Proviamo, per un momento, a ripensare al nostro primo incontro con Dio. Certamente molti lo hanno incontrato da bambini o da adolescenti, qualcuno in età più adulta, nei momenti gioiosi e, forse, in altri tristi. Ma per ognuno di noi è stato un incontro esclusivo, un “tu per tu”, il momento decisivo che ci ha fatto dire: “Sì, Signore, da questo momento ti accolgo pienamente nella mia vita, accetto la Tua volontà, insegnami tu il modo per interpretare il mio ruolo in seno alla comunità, alla Chiesa”. Per Mosè, quello spettacolo meraviglioso di un roveto che arde, ma non si consuma, dopo le prime incertezze, i primi dubbi, le prime resistenze, costituisce il momento della scelta; potremo dire che quel roveto è figura dell’Amore di Dio che, pur ardendo con vigore, non si esaurisce, la sua luce e il suo calore restano invariati e questo “fuoco” chiama anche ognuno di noi a vivere seguendo la Sua volontà. Chiediamoci, dunque, nuovamente: questo mio primo incontro con Dio come è avvenuto? Quale è stata la mia reazione? Cosa è cambiato, nella mia vita, da quel momento in poi? Quante domande! Eppure, nella vita di ognuno di noi, quel momento c’è stato sicuramente. Forse è passato inosservato perché, magari, stavamo attraversando un momento particolare che ci ha “distratto”; forse non ce ne siamo accorti come non ci accorgiamo di respirare, ma guai a non farlo; forse la nostra formazione ci aveva “abituati” a credere in Lui e tutto era dato per scontato; forse altro…

Quando ai tempi del Concilio è stata riscoperta l’espressione “saper leggere i segni dei tempi” ci si riferiva al saper interpretare ciò che Dio voleva dire all’uomo moderno, attraverso  dei “segni” (uomini, donne, eventi, ecc.) che esigevano di essere capiti e letti non come semplici fatti dovuti a questo o quello, ma come messaggi “cifrati” da parte Sua. Allora poniamoci ancora una domanda: quale è stato il segno che il Signore ha riservato per me, in modo del tutto personale, perché io decidessi di seguire la Sua via?

Preghiamo:

Padre Santo, attraverso Tuo Figlio Gesù, hai parlato all’uomo e ti sei rivelato come un Dio buono e misericordioso. Ora ci parli attraverso il Tuo Spirito che ci sprona a rileggere la nostra storia alla luce della fede. Insegnaci a riconoscere la Tua voce che, come a Mosè, ci parla e ci chiede ancora di saper accogliere, con gioia, il tuo disegno di salvezza nella nostra vita. Amen.

A tutti, nella riconoscenza verso Dio di averci chiamati ad essere suoi figli, l’augurio di una buona giornata,

PG&PGR