Carissimi tutti,
quello odierno è un brano che “rubiamo” da una raccolta edita dalle Suore della Visitazione di Annecy nel 1867, in occasione del terzo centenario della nascita di San Francesco di Sales. Sono suoi pensieri e episodi particolari della sua vita che ne mettono in risalto la personalità, la carità e l’umiltà. Quest’uomo non finirà mai di stupirci! L’episodio che vi narriamo oggi riguarda molto da vicino i nostri cari fratelli e sorelle di “oltre Po” in quanto accaduto a Torino in quel luogo tanto caro che è il Santuario della Consolata. Per i romani, precisiamo che è il santuario mariano più importante della diocesi torinese (il nostro Divino Amore!) ma, a differenza di questo che è situato nella campagna romana, sorge in pieno centro cittadino, a pochi passi da Porta Palazzo (detta anche Porta Pila – per intenderci, la nostra Piazza Vittorio ante “invasione cinese”!). Inoltre “La Consolata” è la patrona di quella Diocesi. Forse, però, non tutti sanno che dal 1589, per oltre due secoli, il santuario, con annesso monastero, è stato retto dai monaci Cistercensi. Nella raccolta cui abbiamo fatto prima riferimento e che molti autori (e lo faremo anche noi) indicano con la sigla A.S., si narra un episodio datato 20 giugno 1622, giorno in cui, ancora oggi, nella diocesi di Torino di celebra la solennità della Consolata. E’ anche l’anno della morte di Francesco che avverrà cinque mesi dopo. Ecco il testo:
“Il 20 giugno 1622, Francesco di Sales partì da Pinerolo e arrivò lo stesso giorno a Torino, dove Sua Altezza Reale Cristina di Francia lo ricevette come un angelo del cielo. Gli era stato preparato un alloggio magnifico; ma il Santo la supplicò insistentemente tanto da ottenere il permesso di ritirarsi presso i Padri Cistercensi nel loro monastero della Consolata, dove scelse per sé una cella piccolissima, molto scomoda ed eccessivamente calda in quella stagione. «Lasciatemi la consolazione – disse ai religiosi – di vivere un poco con voi come vostro fratello, poiché veramente lo sono». E quando quei buoni religiosi facevano qualche scusa sugli incomodi dell’alloggio, rispondeva: «Che? Con le vostre gentilezze, vorreste scacciarmi dalla casa del nostro Padre S. Bernardo? Ricordatevi che a lui piaceva ricevere e dare ospitalità». Provava particolare consolazione nel fare discorsi fervorosi sul nome di quel convento dei Cistercensi di Torino, che si diceva di Nostra Signora della Consolata: «Mi trovo ai piedi della Santissima Vergine, della Madre di ogni consolazione – ripeteva spesso – non saprei certo star meglio».
Questo episodio, come tanti altri, ci mostra chiaramente la sua virtù dell’umiltà. Non amava lo sfarzo, rifuggiva gli onori e, pur avendo nobili origini e una posizione di rilievo, preferiva le persone e le cose semplici tenendosi lontano, il più possibile dalla Corte dicendo che “quanto più vedeva il mondo, tanto meno desiderava diventar mondano, mentre per lui quello era un noviziato dove non voleva mai far professione”.
Preghiamo:
Signore, insegnaci la via dell’umiltà! Facci crescere alla scuola di Maria, madre Tua e nostra, che ha saputo accogliere la Tua volontà restando l’umile serva…lei che tutte le generazioni chiamano beata. Vergine Consolata, madre del “Divino Amore”, intercedi per noi e sii nostra maestra nel seguire il tuo Figlio povero ed umile. Amen.
Sforziamoci, sull’esempio di Maria e di Francesco di Sales, di vivere oggi in umiltà. Buona giornata a tutti,
PG&PGR