11 giugno 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti, ognuno di noi ha ricevuto, dal Signore, una missione particolare attraverso una “vocazione” personale. Ma tutti ne abbiamo una in comune: testimoniare ai fratelli l’Amore di Dio.

PARTE III – La missione
L’occasione per mettere in pratica i suoi proposti gli venne quando in quegli anni tornò a far parte della diocesi la regione dello Chablais, a sud del lago Lemano (detto anche Lago di Ginevra, diviso tra Francia e Svizzera), che era stata riconquistata dal duca di Savoia, Carlo Emanuele, dopo essere stata per quasi cinquant’anni in mano ai calvinisti. Su circa venticinquemila abitanti si calcolava la presenza di appena un centinaio di cattolici. L’evangelizzazione era a rischio della vita e quando il vescovo chiese dei volontari per questa missione “all’apostolica” (cioè senza l’appoggio di alcuna organizzazione né militare né ecclesiastica), si trovò davanti un muro di silenzio. Allora Francesco si offrì e partì con suo cugino Luigi, anch’egli sacerdote e un domestico che il Signore di Boisy, dopo aver invano tentato di dissuaderlo, gli mise al fianco. Per mesi i tre, dopo essersi spinti fino all’ultima fortezza cattolica, partivano alla mattina nelle campagne per poi tornare alla sera, celebrare la messa (che secondo gli accordi del duca di Savoia, non poteva essere celebrata nello Chablais) e poi ripartire la mattina seguente. Il popolino della campagna, dopo decenni di predicazione calvinista, accoglieva i “papisti” con i peggiori insulti, con imboscate, violenze fisiche, minacce di morte e tentativi di metterle in atto. L’esperienza quotidiana sono porte chiuse, neve, freddo, fame, notti all’addiaccio, agguati … “Ma i rischi e le avventure sono solo la cornice di un lavoro paziente e geniale: poiché non è accolto, ed è difficile entrare in dialogo con gli abitanti della regione, Francesco scrive dei “Memoriali”. Sono dei foglietti settimanali nei quali affronta, dal punto di vista cattolico, le singole verità di fede, spiegandole in maniera semplice ed efficace. Silenziosamente li fa poi scivolare sotto le porte o li affigge sui muri delle strade. Ma lo fa con estrema serietà: dopo aver a lungo studiato la dottrina di Calvino per comprenderla a fondo e per dare risposte “vere”. Quando ha dei dubbi scrive al teologo Pietro Canisio che dall’altra parte del lago, in zona tedesca, sta facendo il suo stesso lavoro. È un’attività durata anni, che gli merita il titolo di “patrono dei giornalisti”. Le conversioni non sono molte, ma cessa l’ostilità, il pregiudizio, e nasce la curiosità, poi la simpatia. Finì per stabilirsi a Thonon, nella capitale dello Chablais, dove la sua attività si estese a macchia d’olio, fatta soprattutto di colloqui personali, di visite ai malati, di continua carità e di affabilità a tutta prova”. Alla fine “poté perfino parlare alla folla nei giorni di mercato. Lo ascoltavano anche per due ore di seguito. Quanto a fondo e quanto lontano egli sia andato, nella sua opera di evangelizzazione, lo prova il fatto che riuscì perfino a recarsi a Ginevra a incontrare Teodoro Beza, successore di Calvino e lo condusse fino alla soglia della conversione, facendogli ammettere – con argomentazioni dolci, ma serrate – tutte le principali verità cattoliche”. In uno dei colloqui Teodoro “disse: “Voi (cattolici) invischiate le anime in troppe cerimonie e difficoltà: dite che le buone opere sono necessarie per la salvezza, mentre non sono altro che buona creanza”. Francesco gli ricordò la scena evangelica dell’ultimo giudizio (in cui Gesù parla delle opere di misericordia in favore dei poveri, degli affamati, dei carcerati ecc.) e chiese: “Se si trattasse solo di buona creanza, saremmo puniti così rigorosamente per non averle fatte?” Non riuscendo a rispondere, Beza diede in escandescenze, ma davanti alla compostezza del suo interlocutore si riebbe e chiese scusa. Anzi “scongiurò il signore di Sales di tornare spesso”.

Preghiamo:

Signore, tu chiami ognuno di noi a farci missionari in casa nostra. Infondi nei nostri cuori la stessa forza e lo stesso coraggio che Francesco di Sales ha avuto nell’annunciare la Verità a chi aveva smarrito la strada. Amen

A tutti voi, “missionari domestici”, buona giornata, PG&PGR