Carissimi tutti, vicini e lontani,
nei versetti che precedono il brano di oggi (Atti 7,15-22.18,1), leggiamo della testimonianza di Paolo, Sila e Timòteo, nella città di Tessalonica (Salonicco).Se pensate che lì le cose siano andate meglio che a Filippi, vi sbagliate. I Giudei, sempre più gelosi dei “successi” dei discepoli, continuano nella loro persecuzione allargata anche a coloro che li accolgono. Uno di questi, un certo Giasone (nome tipicamente greco) che, accusato di averli ospitati, è costretto a pagare una “tangente” per essere lasciato libero. Potenza der dio quattrino! Paolo e gli altri riescono a partire ed arrivare a Berèa, una località non molto distante. Lì la loro predicazione viene accolta con entusiasmo da molti, di umili condizioni, ma anche da benestanti. Luca, l’autore degli Atti, tende qui a mettere in evidenza l’universalità dell’annuncio del Vangelo che è rivolto a tutti. Ma i Giudei non si danno per vinti e una loro “task-force”, proveniente da Tessalonica, sobilla il popolo mettendolo in agitazione. Sila e Timoteo si nascondono in città mentre Paolo (è lui il ricercato n. 1), scortato da alcuni fedeli, è costretto ad imbarcarsi per Atene dove attenderà i suoi compagni. E qui inizia il brano odierno. L’Apostolo non resta con le mani in mano e, in attesa di essere raggiunto dai suoi, un giorno si reca all’Areòpago di quella città, una collina dove si incontravano i personaggi più influenti della città e, per cortesia e senso di ospitalità, è invitato a parlare. Prendendo la parola e facendo riferimento ad uno degli altari che si trovavano numerosi in quel luogo, dedicati ai vari dei dell’Olimpo, dedicato al “Dio ignoto”, fa un veloce riassunto della storia della salvezza dalla creazione a Gesù. L’uditorio di mostra estremamente interessato al discorso di quello straniero, ma quando Paolo afferma che Gesù, il designato da Dio a giudicare il mondo, dopo essere stato ucciso, è risorto, l’ammirazione si trasforma in derisione. Un insuccesso quasi completo di Paolo.(v.34)
Per quanto la cultura greca si sia sviluppata sotto l’influsso di tanti filosofi, pensatori e scienziati, non può razionalmente accettare il mistero di un uomo morto che torna ad essere in vita. Per credere nelle verità del cristianesimo c’è bisogno di un atto di fede, senza mettere la ragione umana davanti a tutto; per quanto importante non può pretendere di spiegare il mistero di Dio.
Preghiamo:
Perdonaci Signore se vogliamo sempre capire tutto. Nonostante la piena coscienza di essere, in quanto uomini, limitati, continuiamo a pretendere di capire fino in fondo il grande mistero che racchiudi in Te. Tu sai che la nostra fede, incapace di contenerti, ha bisogno di crescere e qualche volta cede alla tentazione dei progenitori, cioè, divenire come Te. Signore, abbatti la nostra superbia e aumenta la nostra fede. Amen
Vi auguriamo una buona giornata nella fede in Dio che tutto può,
PG&PGR