Carissimi tutti, vicini e lontani,
nel brano di ieri (Atti 14,5-18), di cui abbiamo rimandato il commento per cedere il passo ai giovani, leggevamo di come, per Paolo e Barnaba l’annuncio della Parola di Dio, stesse diventando un “mestiere” pericoloso, tanto da dover fuggire da Iconio per non essere lapidati dai Giudei e dai pagani da questi sobillati. Sono i rischi che, chi accetta di testimoniare fino in fondo la propria fede, sa di dover correre. I tanti missionari martiri, antichi e moderni, della Storia della Chiesa ne sono la testimonianza. I due riescono a fuggire in Licaonia, regione centrale dell’attuale Turchia, continuando nella loro predicazione. Un fatto particolare: a Listra il Signore opera, per mezzo di Paolo, il miracolo della guarigione di un paraplegico dalla nascita. Salta subito agli occhi, e alla memoria, la guarigione operata da Pietro alla porta Bella del Tempio di Gerusalemme (Atti 3,1-9). Ricordate? Ma qui la reazione del “pubblico” è diversa. A Gerusalemme molti lodarono Dio per quell’intervento miracoloso; qui, in terra pagana, Paolo e Barnaba vengono scambiati per due divinità scese sulla terra in forma umana. E i due devono sudare le fatidiche “sette camicie” per farli desistere dall’offrir loro un sacrificio. Chi non conosce ancora Dio non può comprendere la sua potenza.
Ma alcuni Giudei, dopo essersi resi conto della fuga di Paolo e Barnaba, si mettono sulle loro tracce. Ed è quello che si narra nel brano odierno che fa immediatamente seguito a quello di ieri (Atti 14,19-28). Anche qui i Giudei sobillano la folla, forse delusa dal fatto che quei due non fossero degli “dei”, e si mettono a lapidare Paolo; credendolo morto, ne abbandonano il corpo fuori della città. Ma Paolo è sopravvissuto e, soccorso da alcuni discepoli, si rimette presto. L’intervento di Dio non manca. Il giorno dopo i due si rimettono in viaggio e la loro predicazione rianima i credenti che incontrano sulla loro strada esortandoli a “restare saldi nella fede”. Dopo diverse tappe, tornano ad Antiochia, la grande città da dove la loro missione era iniziata, raccontando a quella comunità, di come Dio avesse operato, tramite loro, opere meravigliose come la conversione di molti pagani.
Quello che ci dovrebbe far riflettere in modo particolare è ciò che dice la seconda parte del versetto 22: «…è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio». Certo, la tribolazione, sia quella propria che quella delle persone care, ci spaventa non poco. Gesù, nell’orto degli ulivi, ha sudato sangue conoscendo ciò che lo aspettava. Ma, sul suo esempio, siamo invitati anche noi a dire “sia fatta la tua volontà”, con la certezza che il Signore, nel momento della prova, non ci abbandonerà.
Preghiamo:
Signore, oggi vogliamo pregarti, in modo particolare, per tutti coloro che si trovano a dover affrontare un momento difficile e doloroso della propria esistenza. Col tuo amore misericordioso sostienili, confortali e infondi in loro il coraggio che solo la fede può dare. La tua Madre santissima, consolatrice degli afflitti, sia accanto a loro col suo amore materno. Amen.
A tutti, nella speranza di rivederci presto, un abbraccio fraterno,
PG&PGR