28 aprile 2020: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi tutti, vicini e lontani,

il capitolo 6 degli “Atti” termina con le accuse di falsi testimoni, contro Stefano, davanti al sinedrio. Accuse gravi, passibili di morte, contro il Tempio e la Legge, fondamenti della dottrina giudaica. Il capitolo successivo riparte dal lungo discorso del diacono a partire dalla vocazione di Abramo fino a Salomone, costruttore del Tempio di Gerusalemme. Una storia di più di 900 anni (il brano di oggi, 7.51-8,1 ne riporta solo una piccola parte vv.51-53), che Stefano, illuminato dalla sapienza dello Spirito, sintetizza in modo magistrale. Egli non vuole minimizzare l’importanza del Tempio o della Legge di Mosè, ma far capire che l’opera di Dio non si limita a queste. E’ qualcosa di immensamente più grande che “Il Giusto”, preannunciato da tutti i profeti, è venuto a rivelare e che, con grettezza di cuore, loro hanno rifiutato e ucciso. Lui sa bene che le sue parole sono dure e lo porteranno alla morte, ma coraggiosamente, con la forza che attinge dallo Spirito Santo, davanti alla rabbia di quegli uomini, non indietreggia: «Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio»(v.56). Per i componenti del sinedrio è un affronto, una bestemmia e viene trascinato fuori delle mura della città per essere lapidato. I bestemmiatori, rei del più grande peccato contro Dio, non dovevano essere lapidati entro le mura della città dove si trovava il Tempio dell’Altissimo. Siamo intorno al 36 d.C. e il sinedrio, dopo la destituzione di Ponzio Pilato, in attesa della nomina di un nuovo Procuratore, deteneva anche il potere di emettere sentenze di morte. Stefano, rimettendo la sua vita nella mani di Cristo e chiedendo perdono per coloro che lo stanno uccidendo, muore.

E’ il primo martire dopo la morte di Gesù, la prima testimonianza resa attraverso il sangue. La liturgia, anche ai nostri giorni, rende omaggio al “protomartire” (primo martire) celebrando la sua festa il giorno successivo a quello del Natale del Signore.

Ma sta per apparire sulla scena degli Atti degli Apostoli un nuovo personaggio, Saulo, un giovane ai piedi del quale i “giustizieri” depongono i loro mantelli. Il brano termina dicendo: «Saulo era fra coloro che approvavano l’uccisione di Stefano».(8,1).

PREGHIAMO:

Signore, quanti sono i martiri della fede, a partire dai profeti fino ai giorni nostri? Una moltitudine immensa che nessuno può contare (cfr. Ap 7,9): uomini e donne, bambini, giovani e anziani, intere famiglie, sacerdoti, religiosi e laici che non hanno voluto rinnegare il Tuo nome e sul Tuo esempio, che hai messo la Tua vita nelle mani del Padre, hanno messo la propria nelle Tue.

Donaci, Signore la loro stessa fede, il loro stesso coraggio per testimoniare oggi la nostra fede, per non cedere alle lusinghe del mondo, per non lasciarci attanagliare dalla paura attingendo al Tuo Cuore trafitto che tutti ama, tutti accoglie, tutti perdona. Amen.

A tutti, un abbraccio con l’augurio di una buona giornata.

PG&PGR