17 marzo 2020
Carissimi,
vi abbiamo “messi nel calice”! No, non sgranate gli occhi chiedendovi: “Ma che vor di’?”
Vi spiego. Una cara suora Figlia di Maria Ausiliatrice (pe’ capisse, le salesiane) del Piemonte, non più giovanissima, ma vi assicuro “’na scheggia”, soprattutto in macchina (gli amici piemontesi anche ai quali arrivano, tramite il sito, questi brevi messaggi, avranno capito a chi mi riferisco), quando doveva affrontare qualche difficoltà, raccomandandosi alle nostre preghiere, ci diceva: “Mettetemi nel calice”.
Ed è quello che, anche stamattina, abbiamo appena fatto io e PGR.
Nella prima lettura dell’Ufficio delle Letture di oggi, abbiamo riletto, dal Libro dell’Esodo (32,1-6), l’episodio famoso del “vitello d’oro”. Il popolo, stanco di aspettare Mosè che si attarda sul Sinai, si costruisce un dio da adorare.Mancanza di pazienza, di speranza e, soprattutto, di fede. Forse anche paura…
In questi giorni così difficili per tutti, preghiamo il Signore che non venga mai meno la nostra Fede, ma che questa dura prova la faccia crescere.
A questo proposito mi riviene in mente una bella poesia di Trilussa. Ve la voglio riproporre:
Quella vecchietta cieca, che incontrai
la notte che me spersi in mezzo ar bosco,
me disse: – Se la strada nun la sai,
te ciaccompagno io, ché la conosco.
Se ciai la forza de venimme appresso,
de tanto in tanto te darò ‘na voce,
fino là in fonno, dove c’è un cipresso,
fino là in cima, dove c’è la Croce…
Io risposi: – Sarà … ma trovo strano
che me possa guidà chi nun ce vede … –
La cieca allora me pijò la mano
e sospirò: – Cammina! – Era la Fede.
Dio vi benedica tutti.
PG&PGR