Su indicazione del Mons. De Donatis (vicario generale di Sua Santità per la diocesi di Roma) e in applicazione dell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, durante la quaresima si sono svolti tre incontri per riflettere sui “Mali che ci affliggono“. Di seguito riportiamo la relazione curata da Letizia Bellizzi. Potete anche scaricarla cliccando qui o leggerla qui di seguito:
1° INCONTRO (23/02/2018)
TENTAZIONI DEGLI OPERATORI PASTORALI – SI’ ALLA SFIDA DI UNA SPIRITUALITA’ MISSIONARIA
Nell’ambito della riflessione comunitaria è stato approfondito il significato personale del senso di appartenenza ad una Chiesa missionaria. È stata evidenziata l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio, fonte di fede, di gioia di vivere, perciò motore della missione sia all’esterno della comunità, in ambiente familiare, lavorativo, sia nelle diverse realtà presenti nella parrocchia.
La missione, quindi, viene vissuta sia come “lavoro sul territorio”, facendo comunione, essendo presenti, donando e ricevendo messaggi concreti di gioia nella solitudine di chi si ha vicino, sia come presenza attiva nella propria realtà ecclesiale, con lo scopo di creare momenti e spazi per la crescita nella fede, propria e del prossimo.
A tal proposito, è stato approfondito il significato di testimonianza cristiana nella vita di ognuno: il cristiano dispone di “armi”, proprio come un soldato, tra cui la costante meditazione sulla Parola di Dio, per agire nel proprio ambiente in favore del prossimo, nel quale vede il Volto di Cristo, e in virtù di ciò è interessato e commosso dalla sorte di chi ha di fronte.
La convinzione di ogni cristiano può essere fonte di ispirazione per tutti gli altri, un dono che, una volta ricevuto, costituisce lo spunto per riflettere e mettersi in discussione.
Proprio l’attenzione e l’importanza riservata all’altro costituisce il significato profondo di questa testimonianza, da dare senza vergogna, guardando all’altro come a sé stessi, e crescendo con l’altro, sia dal punto di vista umano che nella fede.
2° INCONTRO (09/03/2018)
TENTAZIONI DEGLI OPERATORI PASTORALI – NO ALL’ACCIDIA EGOISTA / NO AL PESSIMISMO STERILE
La riflessione comunitaria si è concentrata principalmente sul pessimismo, associato alla perdita di motivazione nel proseguire all’interno di una determinata realtà ecclesiale o nello svolgimento di un servizio per la parrocchia. È possibile perdere di vista il fine per il quale si lavora o si vive una certa esperienza, non avere più obbiettivi chiari o la forza necessaria per raggiungerli, allo stesso modo in cui si vivono delle crisi in ambito lavorativo, scolastico o familiare, anche nella vita spirituale.
È stata sottolineata, a tal proposito, l’importanza della realtà del gruppo, in quanto luogo in cui verificare noi stessi grazie all’ascolto e al contatto con l’esperienza degli altri. Ma anche questa realtà non è esente dal rischio di un periodo di difficoltà e stanchezza.
Il pessimismo è un atteggiamento naturale, quindi, ma le sue conseguenze concrete sono diverse a seconda della modalità con cui ognuno di noi lo affronta. È sterile se non ci si affida completamente a Dio, auto-commiserandosi o cercando a tutti i costi di forzare gli eventi alla nostra volontà, ai nostri desideri. Il Vangelo, quindi, costituisce una grande fonte di motivazione.
È necessario mettersi in ascolto per conoscere la volontà di Dio sulla situazione specifica che si vive, in modo da viverla pienamente, riscoprendosi dentro quella volontà. Così il momento di pessimismo si trasformerà in una occasione di trasformazione, di crescita umana e nella fede: anche nei limiti e nella debolezza, vivere nella grazia di Dio può dare la gioia di riuscire a fare piccole cose, che diventano grandi se fatte con Amore.
3° INCONTRO (16/03/2018)
TENTAZIONI DEGLI OPERATORI PASTORALI – NO ALLA MONDANITA’ SPIRITUALE / NO ALLA GUERRA TRA NOI
Gli episodi di guerra all’interno della comunità parrocchiale sono messi in relazione con situazioni in cui si perde di vista l’obbiettivo per il quale si svolge un determinato servizio o si è parte di una realtà parrocchiale. Si tende a guardare agli altri evidenziando differenze ed errori, invece di focalizzarsi su ciò che si condivide.
Spesso non ci si sente parte integrante e radicata all’interno della comunità o della realtà a cui si appartiene, e non si ha un sentimento di gratitudine verso chi ha svolto un servizio per noi. È necessario comprendere il proprio posto nella comunità e riconoscere quello degli altri per evitare conflitti.
È stato evidenziato come, spesso, la competitività vissuta nell’ambiente lavorativo o in famiglia venga riportata anche nella realtà parrocchiale, creando tensione e situazioni di conflitto.
Come il fariseo nell’episodio evangelico, spesso siamo ciechi davanti alle nostre mancanze, le nostre povertà, mentre siamo perfettamente in grado di sottolineare quelle degli altri, generando occasioni di chiacchiere e di scontro. Frequentemente cerchiamo la nostra personale affermazione, attraverso i ruoli che ricopriamo all’interno delle realtà parrocchiali, che, nei confronti di chi si avvicina dall’esterno ad esse, possono risultare “chiuse” e non accoglienti, non unite, se vissute come luoghi di auto-affermazione.
La soluzione ai conflitti viene vista nella riconquista della centralità della Parola di Dio, nel guardare a Gesù e al Vangelo per vivere l’ideale dell’amore fraterno. Aprirsi all’Altro e all’altro, in modo da poter essere una comunità che accoglie, collabora, non più conflittuale e vittimistica, che dà la forza anche di ritrovare un rapporto con Dio. Occorre seguire Dio e non l’uomo.
È necessario essere umili nel riconoscersi poveri e bisognosi di misericordia e perdono, tentando di cadere sempre meno nelle tentazioni di accusare e giudicare l’altro, naturali all’uomo.